giovedì 6 giugno 2013

Recensione | Bianca come il Latte, Rossa come il Sangue - Alessandro D'Avenia.

Credo proprio di starmi addentrando in un percorso un po' accidentato.
Sono così piena di rabbia nei confronti di questo libro che mi converrebbe accantonare l'idea di scriverne una recensione e dedicarmi ad altro.
Ma no, sono arrogante e masochista: facciamolo.
Il romanzo di cui vi voglio parlare è Bianca come il Latte, Rossa come il Sangue di Alessandro D'Avenia.



Bianca come il latte
rossa come il sangue

ALESSANDRO D'AVENIA 


 Mondadori ▲ Rilegato 254 pagine ▲ 19,00 € 

TRAMA: Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori "una specie protetta che speri si estingua definitivamente". Così, quando arriva un nuovo supplente di storia e filosofia, lui si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva. Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno. Leo sente in sé la forza di un leone, ma c'è un nemico che lo atterrisce: il bianco. Il bianco è l'assenza, tutto ciò che nella sua vita riguarda la privazione e la perdita è bianco. Il rosso invece è il colore dell'amore, della passione, del sangue; rosso è il colore dei capelli di Beatrice. Perché un sogno Leo ce l'ha e si chiama Beatrice, anche se lei ancora non lo sa. Leo ha anche una realtà, più vicina, e, come tutte le presenze vicine, più difficile da vedere: Silvia è la sua realtà affidabile e serena. Quando scopre che Beatrice è ammalata e che la malattia ha a che fare con quel bianco che tanto lo spaventa, Leo dovrà scavare a fondo dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande.

Prima di iniziare, è d'obbligo fare una premessa.
Ho letto il romanzo dopo aver letto questo articolo. Anzi, dovrei correggermi e dire che ho letto il romanzo proprio perché ho scovato questo articolo.
Ero curiosa di sapere se le accuse della madre della ragazza fossero vere, se ci fosse davvero qualche collegamento tra la vicenda di Irene Ravera e la storia raccontata da D'Avenia.
Di questo, però, ne parleremo a fine recensione.

Dico senza troppi preamboli che questo libro non mi è piaciuto.
Il problema non è la storia in sé, il problema è il modo in cui è stata trattata.
Leo rappresenta lo stereotipo del sedicenne per eccellenza: una via di mezzo tra un fighetto e uno sfigato, con il suo motorino tutto scassato, la passione per il calcio e un odio ingiustificato nei confronti dei professori.    È innamorato di Beatrice, una ragazza con la quale non ha praticamente mai parlato, ma che comunque riesce ad essere una presenza costante nei suoi pensieri. Le cose per Leo iniziano a cambiare nel momento in cui arriva il nuovo supplente, che si rivela essere non solo giovane e alla mano, ma anche aperto al dialogo e pronto a trasmettere la sua passione per l'insegnamento ai ragazzi. Da qui, la strada è tutta in salita: Leo scopre che Beatrice ha la leucemia. Il ragazzo le sta vicino in tutti i modi, tentanto di distoglierla dalla solitudine e dal destino crudele che incombe su di lei, ma alla fine sarà proprio Beatrice a fargli aprire gli occhi e a fargli rendere conto di ciò che lo circonda.
Questo, a grandi linee, è il contenuto del romanzo; mi sono sforzata di trascriverlo nel modo più oggettivo possibile.

Adesso, parliamone un secondo in modo completamente soggettivo. Mi rendo conto di essere una voce fuori dal coro di pareri entusiasti che hanno accompagnato l'uscita di questo libro, ma che posso farci?
Il personaggio principale, Leo, dovrebbe essere un adolescente, ma si limita a risultare a volte troppo uomo, altre volte incredibilmente bambino ed immaturo. E poco scaltro, ammettiamolo: un attimo prima sei lì, con le tue riflessioni filosofiche e auliche, e un attimo dopo credi di poter salvare Beatrice semplicemente con una trasfusione. (??)
Per quanto riguarda il supplente, il Sognatore, sarò anche cattiva nel dirlo (sì Mel, decisamente) ma ho avuto come l'impressione che D'Avenia si sia divertito ad auto inserirsi nel romanzo, innalzandosi ad una specie di super professore in stile de L'Attimo Fuggente. L'unico personaggio che mi è piaciuto, e questo va detto, è Silvia: mi è sembrata l'unica vera, lì in mezzo.
Per il resto, la storia in sé è farcita di frasi fatte, luoghi comuni e aforismi di second'ordine, tutti mischiati insieme e distribuiti circa ogni due parole.
Lo stile di D'Avenia non è male, se estrapolato dal contesto di Baci Perugina in cui è affogato. È semplice e molto diretto. Forse anche troppo.
La semplicità è buona, ma la troppa semplicità porta alla banalizzazione, e con questa storia andava fatto di tutto fuorché renderla banale. 

Ho vissuto anche io quello che ha vissuto Leo, con qualche piccola differenza: avevo diciassette anni e lei era una mia amica. Non era malata, è stato un incidente e nessuno se lo sarebbe aspettato.
Quello che è seguito dopo sapeva ben poco di sogni infranti, di bianco e di rosso: c'era solo tanta rabbia, tanta impotenza ed un mucchio di domande senza risposta che ancora adesso, dopo tre anni, restano lì sospese. 
È questo che non mi va giù. È questo che mi ha fatto tanto odiare questo libro. Non si può semplicemente decidere di mettersi ad un tavolino e scrivere di un tema del genere, semplicemente perché lo si ritiene di grande impatto sociale. Non si può se non si sa come affrontarlo. E, secondo il mio parere, D'Avenia non sapeva minimamente come prenderlo.
E che non mi si venga a dire che Bianca come il Latte, Rossa come il Sangue è un modo per onorare la memoria di Irene Ravera: non è stata citata, D'Avenia ha negato e ha preferito iniziare i suoi ringraziamenti con un "Qualcuno ha detto che i cattivi scrittori copiano, quelli buoni invece rubano".
Beh, non so dire cosa facciano i buoni scrittori. Posso dire solo che le persone come si deve non dovrebbero speculare su tragedie che non sono in grado di comprendere.


Per concludere e rientrare in un'ottica quanto meno oggettiva, Bianca come il latte, rossa come il sangue è un libro che può piacere e non può piacere.

Lo definirei una lettura piuttosto adolescenziale: non bellissima, non memorabile, ma che può risultare piacevole e, magari, far versare qualche lacrima.
Di commozione, se non si ci è mai passati. Di rabbia se, purtroppo, ci si è fin troppo dentro.


Se siete curiosi di sapere di più sulla questione di Irene Ravera, leggete qui. In fondo, troverete la testimonianza della sua migliore amica.

Come al solito, ricordo che questa è semplicemente la mia opinione e che sono aperta a tutti i tipi di pareri. Nel caso vogliate dire la vostra, non esitate a lasciare un commento!




10 commenti:

  1. A me non è dispiaciuto... certo non è questo gran capolavoro della letteratura e di certo non rientra tra i miei libri preferiti, ma non l'ho trovato terribile.
    Comprendo anche il tuo punto di vista, e spero che la storia della ragazza non sia vera. Anche se lo fosse, non credo che D'Avenia abbia fatto qualcosa di imperdonabile, ma credo che almeno un cenno sarebbe stato dovuto..
    Mi è piaciuta la tua recensione comunque!
    C.

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    1. Infatti, dipende tutto da come si ci approccia a questo romanzo.
      Come con qualsiasi altro, alla fine :P
      Grazie per essere passata!
      Mel

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  2. Non l'ho letto, ma mia sorella l'ha definito il peggior libro in cui sia mai incappata e vuole che lo legga per questo preciso motivo.

    Ad ogni modo, se la storia della ragazza è vera, trovo orribile che l'autore se ne sia appropriato senza alcun rispetto per il dolore della famiglia, e per la ragazza stessa, per poi guadagnarci sopra.

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    1. Leggilo, proprio per scrupolo. Sono curiosa di leggere la tua recensione! :3

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  3. Questo libro mi era piaciuto molto però ammetto che non sapevo che fosse la storia vera di una ragazza.. :(

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  4. A me il film ha fatto piuttosto schifo D: era banale e scontato!!! Come del resto quasi tutti i film italiani! E poi se ci mettono anche le canzoni dei Modà... bleah!
    Non sembra che cambi molto dal film al libro :P avevo intenzione di leggerlo lo stesso, ma dopo che ho visto il prezzo O.O non penso ne valga la pena per un libro che molto probabilmente non mi piacerà!
    Nenahcio non sapevo proprio che la storia fosse vera! D:

    Wow è la prima volta che parlo così male di un film! XD

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    1. Il film mi sono proprio rifiutata di vederlo!
      Un po' per le canzoni, un po' per tutta la questione del libro!
      E, a leggere te, ho fatto benissimo!
      :P

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  5. ç_ç Pensavo di essere l'unica a cui non era piaciuto!
    A me lo ha consigliato mia cugina di 13 anni, ma dovevo avere il sentore di una fregatura, visto che è praticamente l'unico libro che ha letto.. XD
    Leo lo avrei preso a calci ._.

    (Ho fatto un po' la stalker dal blog di Vale e sono arrivata qui! :DD

    A presto!! ^^)

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    1. Diffida sempre dalle cugine più piccole che consigliano libri!
      Grazie per essere passata! :*

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